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Girando l'isola
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Dalla Marina Corricella al Pozzo Vecchio. Da Piazza dei Martiri s'imbocca la ripida discesa di Via San Rocco, che si insinua tra vecchie case di svariate forme, ammucchiate e addossate le une sulle altre. Fin dai tempi più remoti, questa contrada è chiamata anche "Callìa" che, dall'origine greca della parola, vuol dire bella contrada; difatti la strada costeggia una delle più belle coste procidane. In fondo, da un belvedere di questa grande curva, si può ammirare da una suggestiva posizione il borgo marinaio della Corricella, dove le case dei pescatori aggrappate sull'alta e ripida costa formano un caratteristico agglomerato, comune ad altri luoghi del Mediterraneo, ma particolare per l'utilizzo dei colori pastello giallo, rosa, azzurro, verde, bianco, utili ai naviganti a riconoscere la propria casa dal mare. Il nome Corricella deriva dal greco "coros callos"(bella contrada), la medesima etimologia di Callìa, che ne costituisce la parte superiore. Al borgo della Corricella possiamo accedere solo attraverso delle scalinate. La più frequentata è la "Gradinata del Pennino", quella centrale di fronte alla chiesetta di San Rocco(XV sec.), nel punto più basso dell'omonima strada. La Gradinata attraversa una fitta schiera di case in passaggi stretti ed angusti e conduce sino al molo. Questa gradinata, come il resto della Corricella, ha fatto da sfondo a tante produzioni cinematografiche. E tra le case della Corricella possiamo distinguere alcuni tra gli alberghi e ristoranti più esclusivi dell'isola. Tornati su alla Via San Rocco, proseguendo per la contrada di Callìa si giunge alla via intitolata a Marcello Scotti, un sacerdote eruditissimo vittima della reazione borbonica del 1799. In questa strada si allineano alcuni palazzi con bellissimi giardini, che i notabili si costruirono in stile seicentesco nella parte più bella dell’insenatura della "Chiaia". Tra i palazzi, sulla sinistra, vi è una chiesa dedicata a San Tommaso d'Aquino (XVIII sec.) retta dalla Confraternita dell' Immacolata dei Turchini (cosiddetti per la mozzetta di seta). La chiesa possiede una pregevole scultura lignea di Cristo, eseguita nel 1728 dallo scultore napoletano Carmine Lantriceno. In questa scultura Nostro Signore è rappresentato nel momento della deposizione dalla Croce, supino su una semplice tavola, con la testa appoggiata su un cuscino. Questa straordinaria opera chiude il corteo funebre del Venerdì Santo (la tradizionale processione dei "Misteri"), e il suo passaggio è sempre accompagnato da sentite lacrime di commozione dei fedeli isolani. Alla fine della strada Marcello Scotti, il palazzo Emanuele (o Scotti, sec.XIX; detto "Mamozio" dalla denominazione popolare del mascherone che orna la rosta del portone) determina un piccolo bivio.Sulla destra s’imbocca Via Vittorio Emanuele II che va verso Piazza della Repubblica. Lungo questa strada, sulla destra, si erge l'edificio della Scuola elementare che nella pesante veste architettonica forma una nota discordante per le semplici costruzioni dell'isola. Nella piazzetta antistante all'edificio vi è un monumento dedicato ai Caduti della Patria della prima guerra mondiale (1925). Se invece al bivio si prosegue dritto, si perviene ad una piazzetta, sulla cui sinistra è la chiesa di San Giacomo (1656), oggi sconsacrata e in ristrutturazione. Più avanti vi è la chiesetta di San Vincenzo (1571) attuale sede dell'Arciconfraternita dei Bianchi (cosiddetti per la mozzetta di seta bianca). Dopo questa chiesa sulla sinistra c'è la via dei Bagni che conduce alla spiaggia della "Chiaia", e più avanti i Giardini di Elsa, immersi in fantastici frutteti (dove Elsa Morante scrisse "L'isola di Arturo"), e attuale sede del parco letterario intitolato all’omonima scrittrice. La strada Vittorio Emanuele II prosegue tra semplici case e sontuosi palazzi d'epoca (degno di nota è il palazzo Manzo, del 1685, sulla sinistra, il più antico datato dell'isola), fino a giungere ad un'altra chiesa, quella di San Antonio Abate (primi sec.XVII). Questa chiesa sorge all'inizio di Via Cavour ed ha alle spalle la contrada "Le corte", così detta dai cortili che la circondano. In questa contrada vi è la torre dei de Jorio, del sec. XVII, per un certo tempo utilizzata come carcere. Di fronte alla chiesa di San Giacomo, per la Via SS.Annunziata, si passa dinanzi all'omonimo casale (a sinistra, in fondo al quale vi è l'Ospedale civico "Albano Francescano"); più avanti a sinistra si svolta nel viale Madonna della Libera che conduce alla Chiesa della SS.Annunziata, ricostruita nel 1600 su un convento di Suore Benedettine. Riprendendo la Via SS.Annunziata, ci si inoltra nella località "Starza" (nome derivato dalla grande estensione di terreno che l'Abbazia possedeva in questa zona), una delle contrade più fertili dell'isola. Una delle stradine sulla destra (la Via Faro), conduce alla punta Pioppeto dove sorgono alcuni piccoli alberghi solitari e tranquilli nelle campagne che degradano fino al mare. Sulla punta, dal 1849, è acceso il Faro, preceduto da un belvedere con panorama sul canale di Procida. Ritornando all’inizio di Via Faro, si percorre la Via Regina Elena, lasciandosi sulla destra le vie Rinaldi, S.Ianno e Ottimo, che, coltivate a vigneti, costituiscono la contrada del "Cottimo" (cosiddetta per il particolare rapporto di lavoro che legava i contadini ai proprietari delle terre). La strada prosegue, col nome di Via C. Battisti, e sempre sulla destra, in località "Rotonda", s'incontra una torre cinquecentesca (la meglio conservata delle tre presenti nell'isola. Questa torre fu costruita nel XVI sec. per ordine del viceré di Napoli, Don Pietro di Toledo, per la difesa delle popolazioni contro le incursioni dei corsari. A Procida ne furono costruite altre due. Una doveva elevarsi alla fine di Via Tabaia, l'antica strada che collegava la Marina di Santo Cattolico con la Terra Murata in località "Lingua". La seconda trovasi sulla Via Giovanni da Procida, a destra, dopo la chiesa di S.Antonio, e certamente in tempi posteriori ha dovuto subire una notevole trasformazione ad uso abitazione. Le tre torri costituiscono lo stemma del comune di Procida. Dalla torre della Rotonda una strada che attraversa vigneti e frutteti porta sulla collina del Cottimo. Giunti nella parte più elevata, si apre davanti agli occhi uno spettacolo straordinario: l'insenatura del "Pozzo Vecchio", racchiusa dalla "Punta della Serra" dietro la quale, la spiaggia di "Ciraccio", lunga un chilometro e mezzo e termina in una lingua di terra che unisce l'isola con la collina di Santa Margherita Vecchia. Riscendendo dal Cottimo si può facilmente raggiungere la spiaggia del Pozzo Vecchio, sovrastata dal piccolo cimitero dell'isola. |
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